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Climate and Environment
Steel

Locals know it well: the red powder settling on buildings after a gust of wind – toxic iron-ore dust – is the visible trace of decades of pollution. But the most dangerous threats are those you cannot see: dioxins, benzo(a)pyrene, sulphur dioxide, nitrogen oxides and other toxic substances silently harming people’s health. Still, metres away from residential homes successive governments remain committed to keeping the steelworks running deemed strategic for the nation and essential for Europe’s automotive sector

The Tamburi neighbourhood is separated from the steelworks by a simple wire fence – being born there means you are twice as likely to develop cancer in childhood (ages 0-14) and facing an infant mortality rate 21% higher than the regional average. Those who live there, already exposed to precarious living conditions face mortality rates higher than in the rest of the Apulia region and between 2015 and 2017 they soared to over 50% higher for both men and women

In 2022, a UN Special Rapporteur described the city as a “sacrifice zone”, confirming the European Court of Human Rights’ conclusions (2019) that environmental pollution was continuing in the area, endangering the health of the entire population living there. As also highlighted by the Human Rights Commission, citizens here are treated as “disposable”. Meanwhile, property prices, especially in the Tamburi neighborhood, are collapsing,making it difficult or impossible to relocate. Without action on decarbonisation and pollution reduction, the future in the region looks very bleak.

Source: Legambiente

Our children and future generations must be guaranteed a future of health and happiness. Workers must be guaranteed the dignity of work, which cannot be separated from health, safety, environmental well-being, and freedom. It is our duty, as adults to protect all children”, adds Cinzia Zaninelli, president of Genitori Tarantini

The future of the region cannot depend solely on this plant and its economic impact. Over the past fifteen years, successive governments have consistently chosen to prioritise production, disregarding the damage to health, the environment and workers’ rights.

Taranto can and must look beyond, diversifying its activities and investing in the green and circular economy. A territory with such a rich natural and cultural heritage deserves to be protected and promoted. At the same time, it is essential that steel production itself becomes fossil-free and renewables-based so that industry in Taranto is no longer synonymous with sacrifice.

“Taranto is a city deeply scarred by the long, complex, and environmentally damaging legacy of the Ex Ilva complex, Italy’s last integrated steelworks. The complete and rapid decarbonization of the facility is the only viable pathway to protecting public health, workplace safety, environmental integrity, and employment security. We believe this transition can be achieved by 2030 through the immediate decommissioning of existing hot-end operations alongside the construction of electric arc furnaces. We call on the Italian Government to stop channeling resources into obsolete blast furnace operations, to immediately initiate the decarbonization process, and to actively support renewable energy investments essential for achieving a fully decarbonised steel industry. Demand from the European automotive sector for green steel will prove instrumental in accelerating this transformation process”, says Lunetta Franco, president of Legambiente Taranto.

The ongoing negotiations over the future of the plant must not be based on continuing fossil-based production, but must instead take into account the demands of the local community. Car companies and other industries that rely on this steel must also step up: they should be the ones demanding clean, green steel. 

Link to local organisation website:


(Italian)

Affacciata sullo Ionio e città dal patrimonio culturale unico, Taranto è soffocata dall’inquinamento

Taranto è una città dalle enormi potenzialità di sviluppo sostenibile. Eppure, queste opportunità vengono negate in nome di una produzione siderurgica considerata “strategica per la nazione e essenziale per il settore automotive europeo”, ma pagata a caro prezzo dai tarantini con migliaia di malattie e morti.

La città costiera di Taranto ospita il più grande impianto siderurgico a carbone d’Europa. I cittadini lo conoscono bene: la polvere rossa che si deposita sugli edifici dopo una folata di vento – polvere tossica di minerale di ferro – è il segno tangibile di decenni di inquinamento. Ma il pericolo più grande è quello invisibile: diossine, benzo(a)pirene, anidride solforosa, diossido di azoto e altre sostanze che si diffondono nell’aria e colpiscono silenziosamente la salute della popolazione. Eppure, i governi che si sono succeduti hanno sempre difeso la continuità produttiva di questa acciaieria, situata a pochi metri dalle abitazioni. 

Il quartiere Tamburi è separato dallo stabilimento soltanto da una recinzione metallica: nascere qui significa avere il doppio delle probabilità di sviluppare un tumore in età infantile (da 0 a 14 anni) e dover affrontare un tasso di mortalità infantile superiore del 21% rispetto alla media regionale. La popolazione, già segnata da gravi condizioni di precarietà, vive inoltre un eccesso di mortalità costante, documentato per oltre dieci anni da rapporti di mortalità standardizzata (SMR) sempre più alti rispetto al resto della Puglia, con picchi superiori al 50% tra il 2015 e il 2017 sia negli uomini che nelle donne.

Nel 2022, un Relatore Speciale ONU ha descritto Taranto come una “zona di sacrificio”, confermando le conclusioni della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (2019), secondo cui l’inquinamento ambientale continua a minacciare la salute dell’intera popolazione e dove i cittadini, come rilevato anche dalla Commissione per i Diritti Umani, vengono trattati come “usa e getta”. I prezzi delle case, soprattutto nel quartiere Tamburi, stanno crollando, rendendo difficile o impossibile trasferirsi altrove. Senza interventi di decarbonizzazione e riduzione dell’inquinamento, il futuro della città appare drammatico.

Ai nostri bambini e alle future generazioni deve essere assicurato un futuro di salute e felicità. Ai lavoratori deve essere assicurata la dignità del lavoro, che non può prescindere dalla salute, la sicurezza, la salubrità ambientale e la libertà Ogni adulto deve tutelare tutti i bambini; è il compito degli adulti e noi lo accettiamo fino in fondo, con dignità”, dice Cinzia Zaninelli presidente dell’associazione Genitori Tarantini, “Se andrai a caccia di stelle, potresti tornare indietro senza averne presa neanche una, ma certamente non tornerai con le mani sporche di fango. Questa è una frase che tanto piaceva alla nostra cara compagna di lotta Emilia Albano. Lei non è più tra noi, ma sa che sempre e per sempre dalla stessa parte ci troverà” aggiunge. 

Il futuro della regione non può dipendere esclusivamente da questo stabilimento e dal suo impatto economico. Negli ultimi quindici anni, i governi che si sono succeduti hanno sempre scelto di favorire la produzione, ignorando i danni alla salute, all’ambiente e ai diritti dei lavoratori.

Taranto può e deve guardare oltre, diversificando le sue attività e investendo nell’economia verde e circolare. Un territorio con un patrimonio naturale e culturale così ricco merita di essere protetto e valorizzato. Allo stesso tempo, è fondamentale che la produzione dell’acciaio diventi priva di fonti fossili e basata sulle rinnovabili, affinché l’industria a Taranto non sia più sinonimo di sacrificio.

Taranto è una città profondamente segnata dalla lunga, complessa e dannosa eredità ambientale dell’ex Ilva, l’ultimo impianto siderurgico integrato in Italia. La completa e rapida decarbonizzazione del sito rappresenta l’unica strada percorribile per tutelare la salute pubblica, la sicurezza sul lavoro, l’integrità ambientale e la stabilità occupazionale. Riteniamo che questa transizione possa essere realizzata entro il 2030 attraverso la dismissione immediata degli attuali impianti a caldo, contestualmente alla costruzione di forni elettrici ad arco. Chiediamo al Governo italiano di cessare ogni ulteriore investimento nelle obsolete operazioni degli altiforni, di avviare senza indugio il processo di decarbonizzazione e di sostenere con forza gli investimenti nelle energie rinnovabili, indispensabili per conseguire una siderurgia pienamente decarbonizzata. La domanda di acciaio verde da parte del settore automobilistico europeo sarà determinante nell’accelerare questo processo di trasformazione”, dichiara Lunetta Franco, presidente di Legambiente Taranto.

Le trattative in corso per decidere il futuro dell’impianto non devono basarsi sulla prosecuzione di una produzione fossile, ma devono necessariamente tenere conto delle richieste della comunità locale. Le case automobilistiche e le altre industrie che dipendono da questo acciaio devono fare la loro parte: devono essere loro a pretendere un acciaio verde e sostenibile.

Link al sito web dei organizzazioni locali: 

Legambiente Taranto

Genitori Tarantini